Gianfranco Rossini “Passione e Dedizione”

Non è facile riassumere in poche parole la storia di Gianfranco Rossini, ma sicuramente questa è stata caratterizzata da passione e dedizione.

Passione per l’arbitraggio, che manifesta con amore e impegno fin dall’esame del corso arbitri, nel lontano 1970, e che lo porteranno a calcare i campi professionistici della serie C come “Guardalinee” (allora si chiamava così il ruolo dell’Assistente Arbitrale), dedizione per quello che faceva, sempre con il massimo impegno e attenzione verso gli altri, dedicando tutto se stesso.

Dismessi i panni dell’Assistente si è dedicato, con la stessa passione e dedizione, alla formazione dei giovani arbitri, dapprima come responsabile del corso arbitri e quindi come designatore e Organo Tecnico. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo lo ricorda ancora, alla scrivania a compilare i tabulati delle designazioni, nella sua bottega, il lunedì, per un caffè e per parlare dell’ultima gara diretta o nel campetto sabbioso del polo sezionale dove non mancava mai, per una corsa e, soprattutto, per vedere se i “suoi” ragazzi si allenavano con impegno.

Con questi gesti e questa attenzione ha contagiato tanti con la sua passione e dedizione per l’Associazione e la Sezione di Rimini.

Gianfranco Rossini (1945-2009)

Entra nell’AIA il 22.11.1970;
Assistente CAN D dal 1978 – 1984;
Assistente CAN C dal 1984 – 1987;
Osservatore CAN D 1996 – 2000;
Responsabile del Corso Arbitri 1992-1998;
Componente del Consiglio Direttivo Sezionale 1988-1990;
Designatore e Organo Tecnico Sezionale 1998-2009.

“Mio padre era molto legato all’Associazione ed ai ragazzi. Ricordo le domeniche sera, il telefono squillava ininterrottamente perché gli arbitri lo contattavano per raccontargli come erano andate le partite, se vi erano state problematiche. Mio padre sorrideva, non gli pesava quel ruolo, lo amava e considerava tutti come suoi figli. Credo che questo amore di percepisse nei suoi occhi e nei suoi gesti”.
(G.R.)

“Difficile raccontare Gianfranco Rossini. Quando iniziai il corso, nel 1982, era un Guardalinee (si chiamavano così) in forza alla Serie C. Ai tempi, senza il supporto mediatico e social che abbiamo ora, conoscere, o meglio vedere passare, colleghi che normalmente operavano in ambiti professionistici, era come essere vicini all’irraggiungibile, a persone che sicuramente dovevano avere doti da supereroi, conoscenze astrofisiche e grande memoria per ricordarsi tutto il regolamento in un secondo.
Non c’era questa vicinanza, questo contatto e condivisione di esperienza che oggi è quotidiana e che aiuta spesso a sognare – e purtroppo ad illudersi più facilmente. Allora si sognava di più e queste persone erano distanti, all’apparenza altezzose, distaccate e superiori. Quindi ci si confrontava tra i colleghi di corso, si creavano invidie e ci si aiutava, ma solo tra ragazzi delle stesse annate.
Poi arrivò il giorno fatidico: 31-03-86. Vengo designato per la prestigiosa Finale del Torneo Pecci di Bellaria, in uno stadio vero (per me), con Squadre come Inter e Cesena. Roba da non dormire la notte prima per un bimbominkia senza cervello. L’allora Presidente Giovanni Buldrini, con il Vice Paolo Ghinelli, decide di facilitarmi l’incarico e mi affianca due “Guardalinee” di esperienza e fiducia: Fabbri Fabrizio e, appunto, Gianfranco Rossini. E da quel giorno Gianfranco è entrato nella mia vita, non solo arbitrale, anzi. Forse in quella proprio per ultimo. Ma niente padre o fratello, o insegnante o mentore. Era l’Amico. Ma veramente. Gianfranco era una persona di altri tempi: educazione, lealtà, onestà, umiltà e sincerità. Sempre e comunque. A tutti, indistintamente. Il livello arbitrale non contava nulla, contava solo come lo facevi ed il miglioramento. Per lui c’era sempre la possibilità di fare ancora meglio. Anche se eri stato bravissimo. E se eri stato scarsissimo trovava comunque il modo di dirtelo senza farti perdere la speranza di poter recuperare la volta successiva. Una persona umile, che mai ha fatto pesare qualcosa che magari lui aveva fatto bene e conosceva meglio di te.
In quell’anno chiuse la carriera come assistente ed iniziò quella da Osservatore, allora Commissario a disposizione dell’OTP. Ne parlavamo spesso delle sue visionature: era abile a percepire le potenzialità di ogni arbitro, tralasciava gli errori se non strutturali e gli dispiaceva se l’osservato non dava il giusto peso e non si impegnava a dovere.
Vedeva cose che io a volte non condividevo, sempre benevolo e positivo nei commenti. A posteriori aveva qualche volta ragione e qualche volta torto, ma la cosa bella è che comunque i suoi errori erano credibili, e che l’enfasi e la passione con la quale cercava di convincerti erano disarmanti. Quante discussioni.
Semplicemente: come osservatore era troppo buono (ed io lo posso testimoniare direttamente) e preferiva essere designato a livello locale dove le sensazioni erano predominanti rispetto al regionale dove sì, contavano sempre, ma si doveva tenere conto soprattutto del risultato. I voti non contavano per lui. Contava il giudizio. Non sempre vero, nel nostro mondo. Ma lui aveva il suo mondo. Un mondo dove i valori non erano i numeri, le categorie ed i risultati, ma il giudizio, la passione e la serietà. Sempre e comunque.
Meno male che mi ha fatto entrare, in quel mondo. C’erano altri fortunati come me, con i quali abbiamo condiviso esperienze uniche ognuno con le sue diversità: Paolo, Pasquale, Roberto e tanti altri.
Non esiste possibilità di fermare il tempo per fargli capire quanto importante fosse la presenza di ognuno di loro, in ogni momento. La Sezione era giustamente formata da personalità e teste differenti, ma Gianfranco era indispensabile ed era colui che dava equilibrio a tutto, pur facendo sempre la parte del più modesto e riservato.
Rivolto ai giovani, sempre con occhio da formatore, ha organizzato i Corsi Arbitro. I ragazzi li andava a vedere su tutti i campetti e li motivava uno ad uno. Tutti. Dai più giovani ai meno giovani che non avevano particolari prospettive. Erano tutti super arbitri, per lui. E ti faceva specie vedere questo Signore con il soprabito e l’ombrello, sempre elegante, con ‘La Stampa’ sottobraccio rapportarsi direttamente -anche con modalità molto giovanili- con il ragazzino di turno. Conosceva tutti e parlava la loro lingua.
Ha abbattuto, lui per primo, il muro di cui parlavo all’inizio: il livello con lui in giro in Sezione non esisteva. Anzi: più eri sopra più dovevi aiutare e motivare quelli indietro.
Il periodo più bello è stato sicuramente negli Anni ‘90 quando ha ricoperto il ruolo di Designatore, quando finalmente ha unito tutto il suo “mondo” all’aspetto formale ed ufficiale di contatto con ogni Associato.
Mi designava, spesso, in partite dell’OTP anche quando ero in Serie C, ma l’attenzione e le modalità erano le stesse che dedicava all’ultimo arrivato. Poi a me anche peggio: veniva a vedermi e si arrabbiava se non facevo le cose fatte bene:
08-12-98, campo Colonnella, 3° Cat Real Borgo-Spadarolo: espulsi un giocatore durante una sostituzione (stava uscendo nei pressi della riga laterale) ed autorizzai comunque la sostituzione. In campo nessuno disse nulla ma io e lui litigammo per 3 giorni. Fine settimana dopo, che ero libero dalla CAN.C, designazione Igea Marina-Promosport, Juniores Prov.li. E lui in tribuna col foglietto. Non mollava mai.
Per un suo compleanno gli regalai un quadretto che poi appese in tipografia con tutte le mie partite dove era presente: una lista lunghissima. Ed il bello è che Gianfranco aveva queste attenzioni per tutti, e faceva credere a chiunque arbitrasse di essere un “preferito”. Ed era vero. Aveva spazio per tutti.
Ma io, per fortuna mia, di più. Gianfranco c’era. C’era sempre. Dal campetto sabbioso di periferia della Colonnella al più lontano stadio del mondo delle Isole Faroe, lui c’era.
Uscivi dallo spogliatoio, poi dal tunnel, ed alzando gli occhi lo vedevi là in tribuna, isolato, con il soprabito, senza beretta anche se freddo, il giornale e l’agenda per gli appunti. Tante volte arrivava in tribuna con dei colleghi, ma durante la partita si allontanava, era concentrato su tutto, non voleva distrazioni. Era tutto per te che arbitravi. E ti osservava con sopracciglio inarcato da cattivo, ma sapevi che era il più buono del mondo. Lui ha costruito l’anima della Sezione Arbitri di Rimini, quella vera.
Quindi Gianfranco c’è ancora, e ricordare questa presenza è un onore ed un modo per ringraziarlo.”
(G.R.)

“Di Gianfranco non si può non ricordare che ha formato una intera generazione di arbitri, come responsabile del corso arbitri, dal 1992 al 1999. Poi nel successivo decennio, fino alla sua morte (2009) si è dedicato alle designazioni. Le sue erano designazioni un po’ particolari, anche se proprio in quegli anni la tecnologia si stava evolvendo ed era già possibile la designazione automatica via SMS o e-mail, lui preferiva telefonare a tutti gli arbitri uno per uno, per mantenere il contatto umano con loro. La classica frase di esordio era: “Ciao, c’è una partita il giorno XXX alle ore YYY. Hai piacere di andare a farla?” E poi, archiviata la pratica con un si/no, si poteva parlare di tutto, senza nessun tipo di problema. Immancabilmente, Gianfranco era sempre presente a tutte le sedute del polo sezionale, non ne saltava mai una: ma lo faceva in modo discreto, senza disturbare, si metteva ad un angolo della pista e faceva la sua corsetta o camminata veloce, ma osservando sempre tutto, e se notava che qualche ragazzo non si era impegnato del tutto, o aveva qualche problema atletico, a fine allenamento non mancava di farglielo notare, sempre con simpatia ed esortandolo a migliorarsi. Arbitralmente so che arrivò a fare l’assistente in Can C, ma dovette smettere perché per problemi di pressione alta non ebbe più l’idoneità agonistica. Negli anni in cui era coordinatore del corso arbitri fece l’osservatore al CRA e poi venne promosso alla Can D dove rimase per qualche anno, per poi tornare a dedicarsi completamente alla sezione come designatore, fino alla sua prematura scomparsa.”
(E.V.)

“Per me Gianfranco è stato semplicemente il prototipo dell’arbitro: preparato, schietto, integerrimo, onesto. Fermo e allo stesso tempo una persona di una bontà infinita. Disposto a mettere i giovani arbitri prima di se stesso e della sua famiglia. Ricordo le domeniche mattina, in partenza per la partita, quando lo passavamo a prendere all’uscita della messa e veniva “a visionarci” informalmente. Dopo la partita aveva sempre una parola, un consiglio, una battuta. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile anche dopo anni.”
(V.B)

“A volte pensando a Gianfranco mi chiedo: se non ci fosse stato lui sarei ancora qui a fare l’arbitro? Perché Gianfranco è stata la prima persona a trasmettermi quella passione per l’arbitraggio che ti fa sudare ogni domenica, una dopo l’altra. Mi ricordo benissimo quella sensazione di inadeguatezza. Lui ti dava fiducia e ti faceva capire ogni volta che potevi migliorare, che impegnandosi e credendoci si potevano raggiungere i risultati, solo così. A volte sembrava quasi duro e impenetrabile ma era di un’unanimità rara, ti capiva prima degli altri ed era sempre pronto a sacrificarsi per gli altri. Gianfranco era l’altruismo. Era l’essere uomo. Era l’Arbitro.”
(M.D.C.)

“Per tanti anni ho avuto il piacere di condividere con Gianfranco la passione per i “ragazzi” della Sezione Arbitri di Rimini. Penso che per lui sia stata una vera e propria missione. Credeva tanto nel creare e fare squadra con i ragazzi e nel vivere insieme tutti i momenti, sia quelli sportivi e sociali che personali.
Ci ha sempre redarguito ma anche coccolato; personalmente mi ha sopportato nel vero e proprio senso della parola per diversi anni, sia durante che nel fine settimana. Ho sempre visto in lui un punto di riferimento. Mi piaceva tanto condividere momenti e confrontarmi, avere una sua opinione, sapere cosa pensava del mio operato e di quello che accadeva intorno a noi. Ricordo ancora quando, nel primo pomeriggio, andavo da lui in negozio a prendere il caffè …soprattutto il lunedì, ma anche tanti altri giorni della settimana. Quel caffè non era classico; mi preparava delle praline di gelato nel quale affogava il caffè preparato da lui…. quel caffè rappresentava molto Gianfranco, quel dolce amaro del suo carattere e del modo di atteggiarsi con tutti noi. Non mi sono mai visto come un privilegiato; quello che faceva per me lo faceva anche per tuti gli altri…. posso però dire di essere diventato un suo amico. Nonostante non avessimo in ogni circostanza la stessa opinione, è sempre stato un amico sincero.
Credo che la sua coerenza come persona sia stato il suo vero biglietto da visita.”
(M.B.)

“Già in sede di esame per Aspiranti Arbitro (categoria poi eliminata), si scorgeva la passione e la sensibilità di Gianfranco che sarebbero poi emerse e risultate evidenti nel corso degli anni. Ricordo infatti, che per un banale problema, non aveva superato la visita medica. La forte reazione di sconforto e la rabbia vennero poi sconfitte dalla sua determinazione che gli consentirono di accedere alla qualifica di A.A.
Negli anni a seguire furono numerose le occasioni di confronto, in sezione, sui terreni di gioco, nei viaggi effettuati insieme che evidenziavano un entusiasmo e un attaccamento viscerale all’attività arbitrale e soprattutto ai suoi interpreti, in particolare ai giovani Arbitri.
Voglio solo ricordare un episodio che mi colpì particolarmente negli anni in cui ricoprivo l’incarico di Presidente di Sezione. Non l’avevo riconfermato nel consiglio sezionale, e me ne sono poi pentito; una domenica eravamo ad osservare un Arbitro alle prime esperienze sul campo, Ad un certo punto mi accorsi che stava piangendo, forse ferito perché in parte privato della possibilità di dedicare in modo più completo il suo tempo e la sua empatia verso questi ragazzi che si sarebbe poi esplicitata con ancora più evidenza negli anni successivi.”
(C.R.)

“Quando ho ricevuto il messaggio di Francesco (Presidente arbitri di Rimini) ed ho visto quanto sia vivo l’affetto per Gianfranco, ho avuto una stretta al cuore. In un attimo sono riemerse tante emozioni e il ricordo di uno dei pochi Signori che la vita ha messo lungo il mio percorso arbitrale e non. La sua passione per il Gruppo arbitrale e la gentilezza, lo collocavano in un’epoca che ai giorni d’oggi, purtroppo, sembra lontanissima.
Quando andavo a trovarlo nel suo laboratorio, fermava qualsiasi lavoro fosse intento a fare, preparava il caffè e il cioccolatino, poi parlavamo di calcio.
Un lunedì, dopo una tremenda gara di terza categoria a Mondaino, andai da lui a petto gonfio, pregustando i suoi complimenti per ciò che gli avrei raccontato. Il suo apprezzamento come sportivo e come uomo per me era molto importante. Mentre preparava il consueto caffè, con lo sguardo soddisfatto e fiero, gli dissi che la gara era stata una guerra ma io non mi ero intimorito ed avevo fatto 11 AMMONITI!!! Lui accenno un sorriso e distrusse tutta la mia boriosa sicurezza con poche semplici parole “hai perso la partita!”.
Mi aspettavo ben altre parole, ed è per questo che sul momento non volevo accettare quella stringata e perentoria valutazione. Provai ad argomentare ma con la solita calma mi spiegò il perché della sua valutazione. Me ne andai poco convinto, ma col tempo capii quanto sarebbero state importanti quei consigli per la mia carriera come arbitro e in seguito come formatore. Ancora adesso uso le sue parole quando succede una cosa simile ad un mio arbitro.
Ricordo inoltre che non amava il Futsal, e non faceva nulla per nascondermelo. Non accettò mai un mio invito a vedermi arbitrare in CAN5, ma non mi sono mai offeso. Ho sempre rispettato il suo amore sincero per il calcio a 11. Non per questo mi ha mai fatto mancare la sua vicinanza e I suoi consigli.
Senza programmarlo, avevamo dato vita ad una tradizione. Dopo ogni gara andavo a prendere il caffè e voleva che gli raccontassi dove avevo arbitrato e le mie sensazioni rispetto alla gara fatta.
In un mondo che brucia tutto in fretta, mi manca vederlo prendere la sua cartellina e col bianchetto e le penne colorate, variare o confermare le designazioni nel suo immancabile tabulato cartaceo. Lui voleva sentire fisicamente ciò che stava facendo, perché il computer lo considerava troppo freddo… senza emozioni.
Mancherai sempre caro Gianfranco.
(M.N.)sezione rimini story