Grazie Andrea per la tua cura e dedizione

Un saluto dalla tua sezione

Non sempre noi umani possiamo cogliere il senso profondo che si annida dietro alle cadute della nostra vita. A volte queste cadute sono interminabili e la vita vola lasciando il peso del corpo sulla terra, ma continuando ad accompagnare il cuore delle persone amate ogni giorno, in eterno. Così anche tu Andrea, come un angelo, hai spiccato il volo, forse un po’ troppo presto per le nostre logiche, ma sicuramente sei qui tra noi, pronto a consigliarci un cappello, a visionare una partita, a metterci allegria con la tua eleganza, con il tuo sorriso e soprattutto con la tua cura.

«Certamente quello che ti colpiva di Andrea erano i suoi modi, garbati, riservati sempre gentili e educati; » così ti ricorda il nostro e tuo presidente di Sezione, Francesco Martinini e continua «potremmo quasi dire che era un ragazzo “fuori dal tempo” in cui viviamo, ma proprio per questi suoi modi suscitava una naturale simpatia e affetto nei suoi confronti. Chi ha conosciuto Andrea certamente non poteva fare a meno di notare queste caratteristiche, nel suo modo di vestire, nel suo modo di parlare, con quella timidezza che non gli faceva mai alzare la voce, con quel garbo che è sempre più difficile incontrare ai nostri giorni.

Nella vita di tutti i giorni Andrea conservava questa mitezza. Con grande dedizione e passione portava avanti l’attività di famiglia, la “Cappelleria Vitali”, un’attività che come lui oggi ci può sembrare un po’ inconsueta e retrò. Credo che tutti siamo stati nel suo negozio e abbiamo potuto ammirarne la professionalità e passione di un ragazzo che è nato e cresciuto in quella bottega, fino a diventarne un elemento inscindibile, l’essenza stessa di quel negozio.»

Anche il nostro caro amico e collega arbitrale Maurizio Voltolini sceglie di accompagnarti con queste parole:

«Certo che la vita è stata proprio crudele con te, Andrea. Con una mano, ti ha dato, tanto: una bella famiglia, un lavoro, uno splendido negozio, con l’altra, invece, ad un certo punto del tuo cammino, ha deciso di toglierti tutto. Neanche il tempo di gioire per la prestigiosa onorificenza di “Bottega Storica”, attribuita al negozio di famiglia, che il nemico, subdolo, era lì, pronto dietro l’angolo a mutare le sorti del tuo destino.

Rimanendo all’ultimo anno, ho ben impresso nella mia mente quei momenti. Erano trascorsi solo pochi giorni dal conferimento del predetto titolo, quando nel tardo pomeriggio di un freddo giorno di metà gennaio 2020 (ah, che annus horribilis), varcai la soglia di ingresso del tuo negozio distante solo pochi passi dal mio studio per la solita visita giornaliera. Aprendo la porta di ingresso, notai te e tuo fratello Alberto dietro al bancone delle vendite con la testa chinata verso il basso, mentre la commessa stava, invece, sistemando alcuni cappelli da donna. Stranamente, si avvertiva una insolita atmosfera silenziosa, così, per “rompere il ghiaccio”, esordivo con una delle mie gaffes, ignaro di quello che di lì a poco mi si sarebbe prospettato.

“Cos’è questo mortorio” dissi. Non ricevendo risposta alcuna dai presenti, rincarai inconsapevolmente, il mio intervento. “È morto qualcuno?”. A quel punto, Alberto con la mano destra aprì un cassetto del bancone e mi mostrò il referto dell’esame al quale Andrea ti eri sottoposto nel primo pomeriggio. Per rispetto della tua privacy, preferì non leggere il contenuto, anche se avevo intravisto delle fotografie dell’esame tutte scure che mi avevano raggelato il sangue. Senza tanti fronzoli, con un filo di voce, Alberto mi mise al corrente dell’infausto esito dell’esame.

Ricordo che, rabbrividito, farfugliai qualche parola del tipo: “Oggi la scienza ha fatto progressi. Andrea ci sarà da lottare, ma sappi che per qualsiasi cosa, puoi contare su di me”. Scusandomi ancora una volta per le inopportune parole precedentemente pronunciate, capendo il delicato momento, preferii uscire per non disturbare oltre.»

Andrea condivideva con noi una grande passione, quella dell’arbitraggio, della cura dei ragazzi che abitavano la sezione, e la cura dei referti che ogni settimana controllava. Il Presidente ripercorre la tua carriera nell’AIA:

«Andrea è arrivato ad arbitrare la seconda categoria, per poi passare, nel 1993, al ruolo di assistente in eccellenza, quando ancora gli assistenti dell’arbitro si chiamavano “guardalinee”. È stato il mio compagno di avventura in tante gare di eccellenza, in tutta la regione. In questo ruolo credo Andrea avesse trovato la sua giusta dimensione. Il suo carattere e la sua disponibilità davano ad un arbitro una grande sicurezza: attento, composto, preciso, mai una distrazione, mai un disappunto. Ricopriva il suo ruolo con grande dedizione e consapevolezza: era lì per aiutare il collega, a sua completa disposizione. Questo era il suo carattere. Quando ha abbandonato i campi di gioco ha continuato a frequentare la sezione e svolgere il ruolo di Osservatore Arbitrale, ruolo ricoperto fino alla sua scomparsa. La passione per il calcio e per l’arbitraggio lo hanno portato ad essere anche un valido collaboratore per la sezione e ricoprire, per tanti anni il ruolo di rappresentante dell’AIA presso il Giudice Sportivo, ruolo che ha ricoperto con la mitezza e disponibilità che lo contraddistinguevano.»

Anche Maurizio ha vissuto con lui anni di profonda amicizia legata anche al mondo arbitrale:

«Dai “test di Cooper,” corsi per superarci l’un l’altro, alle tante gare dirette insieme in terna anche con tuo fratello, dalle uscite come guardalinee in coppia, ai vari raduni regionali come osservatori. E poi ancora, le numerose partite del Rimini viste al Romeo Neri negli stessi seggiolini per anni, le trasferte in serie C, ecc.

Notando la scrupolosa attenzione nel compilare i vari registri della contabilità del negozio, nonché la cura quasi maniacale con la quale catalogavi le varie fatture, oppure sistemare con uno schema mentale tutto tuo e ben preciso i cappelli, mi era venuta la geniale idea di chiedere all’allora Presidente di sezione che tu potessi affiancarmi come codelegato dal Giudice Sportivo. Lì, controllavi minuziosamente ogni riga del referto. Non ti scappava niente.

Giorno dopo giorno, ho imparato a conoscere un Andrea semplice, genuino, sempre disponibile, educato, mai una parola fuori luogo, attento e impeccabile, a modo tuo, anche nel look. Capello sempre a posto e ben pettinato, eri solito nelle domeniche piovose indossare un impermeabile di colore beige, oppure verde, col quale ti presentavi quando ci recavamo allo stadio. “È arrivato Derrick”, così ero solito salutarti.

La domenica era sicuramente il giorno della settimana da te preferito. Ormai, conoscevo ogni tua abitudine. Sveglia, paste alla “Caffetteria Jolly”, un bagno veloce e poi un salto alla messa. Ti divertivi a cucinare anche i primi piatti. Poi, via, insieme nella Golf che vi avevo venduto con meta qualche stadio della Regione, accompagnati dalle note del tuo gruppo preferito: gli Abba. Non ti davo tregua, perché alle 19.30 ti chiamavo per commentare le immagini della gara vista nel pomeriggio con la “disperazione” di tuo fratello Alberto.

Quando invece, ero designato come osservatore iniziavo a “tormentarti” già dal primo pomeriggio del lunedì. Mi accoglievi nella saletta di casa tua con la felpa grigia della sezione e i pantaloni azzurri della tuta anni 2000, già pronto con il tuo raccoglitore contenente le frasi ad hoc da inserire nella relazione. Ricordi? Venivamo continuamente interrotti da tuo fratello, il quale ci stuzzicava per il lessico adoperato, a suo dire, eccessivamente “ridondante e lezioso”. Il lunedì terminava con “il rito della pizza al taglio” per ringraziarti della tua collaborazione.»

Tutta la tua sezione, Andrea, ti ricorda così: una brava persona a cui non potevamo non volere bene e di cui porteremo sempre un bel ricordo nel nostro cuore. Per noi sei stato un collega, un arbitro, un carissimo amico.

Buona Partita Andrea!

In ricordo di Andrea Vitali,
ringraziando per le testimonianze Maurizio Voltolini e Francesco Martinini.

Giovanni Antonini