Gianluca Aureliano ed il coraggio di avere pazienza

La sezione AIA di Rimini ha ricevuto, nei giorni scorsi, la visita dell’arbitro CAN B Gianluca Aureliano, gradito ospite della riunione tecnica di gennaio.

Una vera lectio magistralis, quella del 38enne fischietto felsineo, seguita con grande interesse dal numeroso pubblico presente ed apprezzata per originalità dei contenuti ed importanza del messaggio trasmesso: “Coraggio e pazienza sono le due virtù più importanti. Due doti che si coniugano per affrontare il primo sentimento di ogni arbitro, ovvero la paura, che non è un disvalore ma il più normale degli stati d’animo. Il coraggio è la comprensione dei rischi e la capacità di raccogliere le forze per affrontarli; la pazienza è la perseveranza negli obiettivi, la resistenza alle difficoltà, il cui vero test avviene nei momenti duri, perchè quando tutto va per il meglio è semplice essere pazienti”.

Una riflessione completata dai consigli per rafforzare il coraggio ed alimentare la pazienza, con un metodo tutto incentrato sulla ricerca della felicità, altra parola chiave dell’intervento di Aureliano: “Il tempo è prezioso e non va sprecato vivendo la vita degli altri, né lasciandosi influenzare dalle opinioni e nemmeno concedendo eccessivo spazio al ‘magari’, ai rimpianti, che ci allontanano dalle nostre mete. Occorre ribaltare l’ottica: non si è felici perchè si vince, ma vincere perchè si è felici”.

Quindi, dopo le pillole di filosofia arbitrale, è stato il momento del campo e dei filmati, del racconto dell’intera carriera del direttore di gara emiliano: una carrellata appassionata e per nulla autocelebrativa, originale nel suo porre l’accento, più che sui successi, sui momenti difficili del suo percorso arbitrale: “Non sono nato arbitro di Serie B, occorre andare per gradi, e soprattutto imparare a cadere, perchè solo se impariamo a cadere possiamo rialzarci. Nella vita capita più volte di toccare il fondo. E dobbiamo affrontare ogni fondo della nostra vita pensando a tornare presto a galla”.

Un fondo toccato, per la prima volta, nel settembre 2006, per un errore tecnico commesso in un Sacilese-Montebelluna valevole per la Coppa Italia di serie D; ma anche, in tempi più recenti, in un Latina-Livorno di Serie B, direzione di gara contraddistinta da sviste e vibranti proteste.

Episodi commentati con grande ironia ed umiltà, per lasciare ai giovani, ancora una volta, la sensazione che l’irreparabile non esiste: “Bisogna aiutare gli arbitri ad essere sé stessi, convincendoli ad accettare ciò che sono e non caricandoli di ‘io’ immaginari ed irraggiungibili. Essere sicuri di noi stessi, con le nostre fragilità e le nostre inadeguatezze, con i nostri fallimenti ed i nostri limiti: un bagaglio che non può frenarci nella nostra vita e nella nostra carriera”.

Una storia a lieto fine, che dopo l’amaro ha raccontato il dolce dei cinque anni di serie B e dell’esordio in Serie A, dei tanti bei ricordi associativi e dello struggente ricordo di Stefano Farina.

Un intervento concluso con le domande degli associati e la risposta al leitmotiv della serata: “Cos’è dunque il coraggio di avere pazienza? In una parola: perseveranza! La perseveranza è il duro lavoro che fai dopo che ti sei stancato del duro lavoro che hai fatto”.